Complesso monumentale Sant’Oliva

Complesso monumentale Sant’Oliva

Il Complesso monumentale di Sant’Oliva è un notevole esempio di stratificazione edilizia dall’epoca romana fino ad arrivare a quella rinascimentale, il terrazzamento su cui si innesta era snodo della principale viabilità antica.

IL TEMPIO A DIVINITÀ IGNOTA SOTTO SANT’OLIVA

In epoca romana sorgeva qui un tempio dedicato a divinità ignota, del quale si osservano i resti di alcune colonne del pronao sulla facciata della medievale chiesa di sant’Oliva.
L’edificio sacro era tetrastilo, di ordine dorico e corinzio, databile probabilmente al III – I secolo a. C.

LA CHIESA DI SANT’OLIVA

La chiesa di Sant’Oliva fu edificata nel 1100 sfruttando la struttura del tempio, sulla scia della valorizzazione del culto della martire per volontà dell’antipapa Anacleto II, che dedicò alla santa un altare nella basilica di Anagni.
Solo nella prima metà del 1200 la Chiesa assunse la struttura a tre navate con abside centrale e campanile in conci di calcare e tufo, decorato con bacini policromi, oggi conservati al Museo della Città e del Territorio.
Nella navata destra della Chiesa di Sant’Oliva si osservano brani d’affresco risalenti al XIV secolo: un Cristo Pantocrator circondato da Evangelisti sulla volta e sulla parete inferiore i piedi di San Cristoforo che attraversa il fiume con il Cristo bambino sulle spalle.
Sull’altare della parete di fondo troviamo Sant’Oliva tra Santa Monica e Sant’Agostino, risalente all’ultimo ventennio del Quattrocento. Gli affreschi laterali che ritraggono San Vito e la Madonna sono databili al XVII secolo.

GLI AGOSTINIANI A CORI

A partire dalla seconda metà del XV secolo il sito venne interessato da importanti trasformazioni e divenne monumentale per volontà del priore generale degli agostiniani Ambrogio Massari e da Guillaume d’Estouteville, cardinale di Rouen, vescovo di Ostia e Velletri, nonché protettore dell’ordine agostiniano.
Tra il 1467 ed il 1480 fu demolita la navata occidentale della chiesa di sant’Oliva e costruita la Cappella del Crocefisso o di Sant’Agostino.
La cappella del Crocefisso o di Sant’Agostino ha forma rettangolare con volta a botte e abside. Qui è custodito un ciclo pittorico che narra le storie dell’Antico e Nuovo Testamento (1533).
Nella controfacciata si scorge un affresco raffigurante il Giudizio Universale, in parte coperto nel XVII secolo da una cantoria lignea.
Nell’abside e nel catino absidale si apprezzano gli Apostoli e l’Incoronazione della Vergine tra angeli e santi (1507).
Le figure di sinistra nel catino absidale rappresentano i committenti del complesso insieme a Papa Sisto IV, intervenuto con il suo beneplacito.
Contestualmente alla cappella fu edificato il convento agostiniano con affreschi cinquecenteschi nella sala capitolare e quelli seicenteschi del chiostro, raffiguranti la vita di Sant’Agostino, Santa Monica e San Nicola da Tolentino.

IL CONVENTO E IL CHIOSTRO DI SANT’OLIVA

Il chiostro, a pianta quasi quadrata, si distingue per eleganza e austerità delle forme secondo l’estetica del Massari, figlia del pensiero neoplatonico e agostiniano: la bellezza si manifesta nelle forme pure e semplici.
Permeano lo stile la persistenza di una certa nostalgia tardomedievale e un più aggiornato gusto classicheggiante.

Il loggiato superiore del chiostro conserva un prezioso apparato scultoreo di 27 capitelli marmoreo figurati, innestati su colonnine di spoglio in pregevoli marmi dalle venature grigie e rosa.
L’opera, dalle complesse simbologie cristiane e pagane, è ispirata ai principi teologici ed estetici dell’ordine agostiniano.
Il basamento di una colonna dell’ala est della loggia presenta la firma di Antonio da Como, la cui identità coincide probabilmente con Antonius Brugnonus, parente di Andrea Bregno. Quest’ultimo, architetto e scultore tra i più attivi a Roma durante il pontificato di Sisto IV, si occupò della ristrutturazione e della decorazione di Santa Maria del Popolo.

Oggi l’ex convento è sede del Museo della Città e del Territorio, che narra l’evoluzione storica del territorio dei Monti Lepini, dalla preistoria all’età moderna.
Al suo interno sono custoditi importanti reperti, tra cui spiccano la copia della statua della Minerva Capitolina e i capitelli corinzio figurati, pervenuti nell’area del foro.

2024-07-09T15:07:48+02:00
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