Il Tempio detto di Ercole a Cori

Il Tempio detto di Ercole a Cori

Il Tempio che per tradizione viene attribuito a Ercole sorge nell’area sud orientale dell’antica acropoli,  una delle zone meno indagate di Cori a causa degli interventi edilizi postumi d’epoca medievale e moderna, che ostacolano una lettura completa dell’originario assetto urbano.

L’edificio sacro, dichiarato Monumento Nazionale nel 1898, sorge in posizione eccentrica su una terrazza in opera incerta ed è datato nella seconda metà del II secolo a.C.

Realizzato in travertino e originariamente ricoperto da stucchi policromi, il Tempio detto di Ercole conserva la parete d’ingresso della cella e il pronao. Sulla cornice della porta, un’iscrizione sormontata da due mensole a volute riporta i nomi di Marco Manilio e Lucio Turpilio, i due magistrati locali che realizzarono l’edificio per decreto del Senato di Cora.

Il tempio di orine dorico, prostilo, tetrastilo è un’originale compromesso tra la tradizione italica dei templi tuscanici e quella tardo ellenistica: lo stile dorico viene reinterpretato localmente attraverso colonne slanciate, leggermente rigonfie alla base, con un capitello molto schiacciato.
Proprio in virtù della sua eleganza, fin dal Rinascimento il tempio era tra le tappe culturali di tantissimi studiosi italiani ed europei, uno tra tutti Giovanni Battista Piranesi.

La posizione del tempio suggerisce la presenza di un edificio sacro precedente al momento della sua costruzione, probabilmente coevo al primo terrazzamento dell’acropoli in opera poligonale. A questo preesistente santuario sono riconducibili i materiali votivi e architettonici in terracotta rinvenuti in loco nel 1961 e oggi conservati al Museo della Città e del territorio di Cori.
Il podio su cui si innesta era originariamente rivestito in lastre di calcare e decorato da una cornice a gola rovescia. L’accesso era garantito da una scalinata larga 3,5 m.
Di estrema eleganza anche la decorazione: la trabeazione è costituita da un architrave con fregio dorico di triglifi e metope.

La questione della dedica a Ercole resta controversa: viene proposta da Sante Laurienti nel suo Historia Corana (1637) ma fa fede a una tradizione ben più antica e confermata nel Settecento sulla base di un’iscrizione che recita Herculi sacrum, in seguito ritenuta apocrifa.

In corrispondenza della terrazza superiore dell’acropoli venne edificata la Chiesa di S. Pietro in epoca medievale, di cui oggi resta il campanile. Quest’ultimo, che originariamente occupava la cella del tempio, fu demolito nel 1842 e ricostruito all’estero, dove di trova ancora oggi. La chiesa di San Pietro fu distrutta dai bombardamenti del 1944.

2024-07-09T15:07:34+02:00
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