Ventotene

Ventotene

Le origini di Ventotene si fanno risalire all’età preistorica: alcuni reperti rinvenuti a Punta Eolo sono databili almeno all’Età del Bronzo e attestano l’esistenza di un piccolo villaggio in quest’area. Ventotene fu abitata dagli ausoni, dai siculi, dai latini e dai volsci.

In epoche precedenti anche fenici, etruschi e greci devono aver attraversato le acque dell’isola, spesso trovando nelle sue insenature rifugio dalle tempeste, ricovero per la notte o più in generale uno strategico luogo per gli scambi commerciali.

Dagli scritti di Giuseppe Cesare Tricoli, storico di Ponza vissuto nell’Ottocento, apprendiamo che l’Arcipelago Pontino fu assoggettato alla Repubblica Romana nel 441 a.C., al termine della guerra contro i volsci.
Il periodo di massimo splendore per Ventotene fu di certo l’epoca imperiale, quando furono costruiti porti, acquedotti e lussuose ville.

Il tufo facilmente lavorabile presente a Pandateria, antico nome di Ventotene, la rese luogo prescelto per la costruzione di grande opere pubbliche.
All’estremo nord dell’isola fu eretta Villa Giulia, dal nome della figlia dell’imperatore Augusto, che per primo la abitò. Secondo il progetto, attorno alla villa era previsto un articolato sistema di servizi che avrebbero reso vivibile una zona senza dubbio selvaggia. Ventotene era destinata a diventare luogo di villeggiatura per l’imperatore e la sua famiglia, un angolo di natura in cui dedicarsi al tanto amato otium.

VENTOTENE, LUOGO DI ESILIO

L’isola di Ventotene è stata più volte lo scenario di sofferenze e duri confini: i borboni vi costruirono un carcere, lo stesso in cui in epoca fascista venivano imprigionati oppositori al regime del calibro di Sandro Pertini. Già in epoca romana, tuttavia, l’isola fu meta infausta di numerose e illustri figure femminili.
Nel 2 a.C. Giulia Maggiore, figlia di Augusto venne esiliata sull’isola perché coinvolta in una congiura ai danni del padre. Nel 29 d.C. l’imperatore Tiberio confinò sull’isola Agrippina, figlia di Giulia e Agrippa, per essersi ribellata duramente contro di lui. La donna morì nel 33 d.C., le sue ceneri furono trasportate da Ventotene a Roma per mano del figlio Caligola, quando successe a Tiberio per la carica di imperatore. Nel 39 d.C. lo stesso Caligola esiliò Livilla, una delle sue tre sorelle, per condotta immorale. Fu liberata dall’imperatore Claudio nel 41 d.C.

Altra illustre ospite di Ventotene fu Ottavia, ingiustamente esiliata dal marito Nerone per adulterio. Nel 95 d.C. la nipote di Vespasiano, Flavia Domitilla, fu accusata di ateismo e giudaismo, accusa rivolta a coloro che si convertivano al Cristianesimo. Dopo di lei, l’isola accolse una quantità sempre maggiore di cristiani rifugiati per scampare alle persecuzioni.

COSA VEDERE A VENTOTENE

Il porto romano, ancora ben conservato nella sua struttura originaria, è tra le più importanti bellezze ingegneristiche del luogo. La struttura, interamente scolpita nel tufo, ospita oggi imbarcazioni di medie dimensioni, quelle più grandi convogliano verso il nuovo porto.

All’imboccatura del porto fu progettata la peschiera romana, un’altra grande opera che rappresentò un vero e proprio esempio per l’itticoltura d’epoca.

L’acquedotto romano comprendeva ben cinque cisterne sotterranee unite da condotti scavati nella roccia. A causa dell’assenza d’acqua dolce sull’isola, i romani facevano fluire l’acqua piovana utilizzando la sola forza gravitazionale. Dalla grande Cisterna di Villa Stefania, l’acqua veniva convogliata in una cisterna posta più in basso, che avrebbe dovuto alimentare la peschiera e il porto. La Cisterna dei Detenuti approvvigionava d’acqua Villa Giulia, una residenza ricca di fontane e dotata di terme.

A partire dal VI secolo d.C. le cisterne di Villa Giulia e dei Detenuti conobbero altri usi: le tracce visibili di affresco ed edicole votive ne sono una chiara testimonianza.

A Punta Eolo, estremità nord dell’isola, si innalzava Villa Giulia, nata come esperienza estiva dell’imperatore Augusto. A ricoprire i pavimenti della villa erano meravigliosi mosaici, negli ambienti termali dell’edificio invece i pavimenti erano in marmo e le pareti affrescate da scene figurate o stucchi bianchi e policromi.

In corrispondenza dell’area della Polveriera, adiacente alla peschiera romana, doveva trovarsi probabilmente un complesso residenziale d’epoca romana, attestato dai resti di mura in cocciopesto. L’area è stata purtroppo violata da interventi d’epoca borbonica che ne hanno alterato l’aspetto.

La necropoli romana doveva occupare invece il versante orientale dell’isola. Le tombe, anch’esse scavate nel tufo, avevano una serie di nicchie la cui decorazione consiste oggi in rari intonaci superstiti.

I resti archeologici rinvenuti sull’isola di Ventotene e nei fondali marini adiacenti, sono perlopiù visibili all’interno del Museo storico Archeologico, nato nel 1983. Una tappa fondamentale per ricostruire la storia di un’isola dal fascino senza tempo.

ISOLA DI SANTO STEFANO

A circa un miglio e mezzo da Ventotene, l’isola di Santo Stefano ospita resti di mura in opus reticolatum, la cosiddetta vasca Giulia e il famoso carcere borbonico, costruito nel 1795. L’architetto dell’edificio, oggi abbandonato, fu Francesco Carpi, allievo di Luigi Vanvitelli e progettista insieme ad Antonio Winspeare dei paesi di Ponza e Ventotene.

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2024-07-09T14:27:58+02:00
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